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martedì 9 ottobre 2007

Circoli della libertà della Brambilla: ultima speranza per l'Italia

Dalla rubrica Italians di Beppe Severgnini sul corriere della sera

Circoli della libertà della Brambilla: ultima speranza per l'Italia

Caro Beppe,
credo doveroso dopo tante polemiche con altri Italians, dare il mio parere sul primo meeting dei Circoli della libertà che si è tenuto il 6 ottobre alla Fiera di Roma.
Mi sono iscritto a quello di Milano/sede in giugno pensando, a 73 anni, di poter offrire ai giovani le conoscenze della mia «memoria storica» e delle ragioni del mio liberalismo maturato sui banchi di scuola. Avevo conosciuto Maria Vittoria Brambilla (Mvb) al termine di un corso e mi avevano colpito la sua decisione, chiarezza e carisma. Già, quella dote non comune che fa di un leader un capo amato e seguito. Mi sono sottoposto a un viaggio di 16 ore tra andata e ritorno per avere la conferma delle mie intuizioni. Ora posso dirti che ho assistito a un evento straordinario. Oltre 10 mila persone hanno occupato ogni spazio del più vasto capannone della nuova Fiera di Roma e molti non hanno potuto entrare. Una folla di giovani entusiasti ma anche di persone mature. Le interviste fatte in attesa dell'arrivo della Presidente accompagnata da Berlusconi, grondavano voglia di cambiamento. Erano in maggioranza giovani presidenti dei circoli fondati un po' ovunque sul territorio nazionale. Oltre 5.300 in tutta Italia da novembre a oggi.
Ho sentito poi da Mvb e Berlusconi quello che volevo sentire sul piano politico, leggendo fra le righe di ciò che non può essere detto a chiare lettere e che io così interpreto. Due volte, nel '94 e nella scorsa legislatura, Berlusconi ha visto i sindacati portare in piazza milioni di manifestanti quando ha cercato di proporre la riforma delle pensioni prima e la revisione dello Statuto dei lavoratori poi. I professionisti della politica che allignano numerosi nel centrodestra lo lasciarono solo in entrambe le occasioni. Ora si sta formando sul territorio quel consenso necessario per la Rivoluzione Liberale auspicata. A lui mancò il consenso della coalizione e ora lo sta creando fra la gente perché nessun cambiamento si avrà se non partendo dalla riforma di quella legge del '70 voluta da una sinistra marxista che attendeva messianicamente la fine del capitalismo. Impose l'egualitarismo in luogo della meritocrazia e tutte le strutture dello Stato liberale furono distrutte.
Solo un esercito di giovani entusiasti che sapranno democraticamente vincere il confronto sulle piazze con la cecità delle sinistre sorde a ogni rinnovamento consentirà all'Italia riforme liberali. Oggi ne sono certo.

Giovanni Kauffmann, giokauff@alice.it

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